Cosmetici non testati sugli animali? La Peta punta il dito contro Avon, Mary Kay e Estee Lauder
Secondo l'associazione le tre società sarebbero colpevoli
non solo di dichiarare il falso
ai loro clienti, ma anche
di pagare aziende cinesi
affinché conducano i test sugli animali per conto loro.
E' un problema che da diversi anni accompagna l'acquisto di cosmetici in
Cina: dato che Pechino non autorizza la vendita di prodotti per la cura
personale e di bellezza che non sono stati testati su animali, come
fanno tutte le aziende di marchi di lusso, presenti in ogni shopping
mall cinese ma che dicono ai loro clienti animalisti di non essere
testati su animali?
La catena britannica Body Shop, una delle
prime a fare della protezione animale la sua bandiera, infatti non opera
in Cina, proprio per la questione dei test su animali. Per quanto possa
essere allettata dal mercato cinese, infatti, perderebbe all'istante
tutti i suoi altri mercati se dovesse fare passi falsi in questa
direzione. Per i marchi maggiormente generici, invece, il problema
finora non sembra essersi posto, e la maggior parte dei clienti
preoccupati del benessere animale forse preferivano non farsi troppe
domande.
Ora la Peta (People for Ethical Treatment of Animals,
l'agguerrita ONG britannica nota per le sue campagne con modelle nude
con lo slogan "meglio nude che in pelliccia") ha smascherato alcune di
loro, portando il nodo al pettine: in particolare, la Avon, la Mary Kay e
la Estee Lauder sarebbero colpevoli non solo di dichiarare il falso ai
loro clienti (ovvero di non essere testate su animali) ma anche di
pagare aziende cinesi affinché conducano i test sugli animali per conto
loro.
Avon e Estee Lauder, in particolare, pretendono di essere
"cruenti free" da due decadi, ma in una dichiarazione pubblicata dopo la
comparsa sul sito di Peta al riguardo, la Avon ha riconosciuto che "in
alcuni Paesi possono essere portati avanti altri test se le leggi
rilevanti lo richiedono, alcuni dei quali non e' escluso che vengano
condotti su animali". Per quanto Avon abbia anche dichiarato che la loro
prima reazione davanti a tali casi sia quella di cercare di convincere
il Paese in questione a prendere in considerazione di non testare su
animali. Estee Lauder ha pubblicato una dichiarazione molto simile.
La
pressione messa sulle grosse case di cosmetici internazionali potrebbe
pero' rendere più urgente la questione. Non e' del resto la prima volta
che dei grossi marchi internazionali si trovano messi sotto esame per il
loro operato in Cina rispetto alla protezione animale: pochi mesi fa,
fu la volta di numerose case di moda, accusate di non controllare con
sufficiente attenzione che i finti colli di pelliccia di molti loro capi
fossero davvero "finti": il bassissimo costo delle pellicce animali in
Cina, infatti, rende spesso più economico un vero collo di pelliccia che
non uno sintetico.
La legislazione cinese sembra difficile da
cambiare, per il momento, malgrado la crescente pressione da parte di un
movimento animalista cinese ancora ridotto ma in notevole espansione.
Lo scorso aprile, la Cina ha tenuto il suo primo congresso
internazionale sull'eliminazione dei test sugli animali: un passo
iniziale, forse, verso l'accettazione degli standard internazionali in
questo campo, che per il momento non si e' ancora tradotta in una
revisione della legge.
mi e´appena giunta una notizia terribile
RispondiEliminahttp://www.giornalettismo.com/archives/205635/quelle-900-scimmie-da-vivisezionare/#comment-488565
vi prego fatela girare
io mi sento male 900 scimmie in italia per la vivisezione
mi sento male anche io :((((
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